È sempre stata ferma tra i miei appunti ma è stato uno dei primi incontri che più mi ha segnata,quello con Alfonso Soranzo, un agricoltore-viticoltore innamorato della sua terra. Vi racconto come è andata..
Sempre immersi nella splendida cornice dei Colli Euganei con qualche fatica arriviamo in cima alla collina, mi avvicino ad un signore anziano (che poi scopro era il padre di Alfonso) e quando chiedo dove posso trovare il diretto interessato lui mi risponde ‘non hai sentito il corno?’. Un attimo dopo vedo uscire da una porticina il vignaiolo che ci invita ad entrare nella sua piccola stanza adiacente alla cantina. Chiedo informazioni sul corno (la mia curiosità era troppa) e lui me lo mostra fiero. È uno strumento che non avevo mai visto prima e che scopro sia una sua grande passione.
Da chi ha ereditato questo lavoro?
L’azienda era a conduzione familiare, mio padre faceva il vino sfuso secondo “la classica storia”, con l’usodi fertilizzanti e a quei tempi l’attenzione e il rispetto per la natura era un concetto relativo. Ciò era anche dovuto al fatto che negli anni ’90 era il periodo delle grandi aziende, di grandi enologi, dove era importante pronunciare la parola “lieviti selezionati”. Per fortuna però nel 1999 ho conosciuto un nuovo mondo, la realtà di ViniVeri che ha diciamo ribaltato la situazione in campo vitivinicolo. Nel 2004 ho iniziato con la omeodinamica per poi passare in seguito alla biodinamica tradizionale.
Ha fatto qualche studio nell’ambito?
Per fortuna no! (e scoppia una risata) essendo nato e cresciuto con le vigne ho imparato con gli anni e mi sono creato il mio bagaglio di esperienza. E devo dire che solo in questi ultimi anni posso essere soddisfatto dei vini che metto in commercio, inizio a sentire il risultato delle mie viti.
Che trattamenti applica sulle piante?
Agli inizi mi affidavo ai preparati omeopatici in piccole boccette che si somministravano secondo la teoria di Steiner tra il 22/23 Dicembre al 3 Gennaio. Questo periodo viene anche chiamato ‘notti sante’ dove la terra è predisposta a ricevere i benefici del terreno. Quindi il 25 Dicembre alle 15 di pomeriggio, davo i preparati alle viti. Dopo qualche anno però son passato alla biodinamica tradizionale con il corno letame e l’utilizzo di circa 2.5 kg di rame all’anno. Credo che anche i mezzi che si utilizzano siano importanti, infatti io uso i cingoli, dove il compattamento del terreno è poco. I terreni pestati dopo la pioggia danneggiano il terreno e purtroppo però sono anche consapevole del fatto che i trattamenti vadano fatti dopo giorni piovosi.
Come mai ha scelto il biodinamico?
Perché credo che la scelta personale di fare un certo tipo di agricoltura sia un modo per arrivare un giorno ad avere suoli vivi. La pianta sta meglio e l’uva diventa caratteristica del suolo sul quale mette le proprie radici.
Partecipa a fiere o eventi?
Ho conosciuto ViniNaturali nel 2000/2001 e iniziai subito a far parte del gruppo. Ora partecipo a poche fiere, solo quelle che reputo interessanti, tra queste la fiera Vini di Vignaioli a Fornovo, nel parmense e a Milano, La Terra Trema.
Il terroir
Qui il territorio è prettamente calcare e sedimentario marino. Si può trovare anche la marna e solo sulle punte dei colli si trova anche la trachite, data dall’emissione lavica. Il colle dove ci troviamo prende anche il nome dell’azienda il Monte delle Forche. Il versante è a sud, sud-ovest dove le viti prendono il sole caldo del mezzogiorno.
Dove vende i suoi prodotti sul commercio?
Ho un piccolo distributore che si occupa della vendita dei miei vini, prettamente nel Veneto. Esporto anche all’estero, Londra, New York e Giappone.
Scopriamo i prodotti dell’azienda e proviamo qualche vino..
Iniziamo la degustazione con un vino bianco, il Cassiara, di garganega e moscato. Le uve restano per 12/18 ore a contatto con le bucce, fermentazione spontanea, poca solforosa e rimane con le fecce nella botte di cemento fino a giugno. No chiarifica, no filtrazioni. Ha un aroma e dei profumi floreali, freschi, agrumati si sente il varietale aromatico del moscato ma non è invadente. “Ora punto su vini che siano leggeri, non “ciccioni”, pesanti, dagli alti tassi alcolici.” Proseguiamo con un Pinot Grigio che cresce a 170 m. di altezza passa 24 ore sulle bucce ed è per questo che ha questo colore a buccia di cipolla. Io ne rimango incredibilmente colpita, un vino assolutamente identitario. Passiamo ai rossi. “Credo che con l’annata 2012 il Cabernet Franc inizia ad esprimersi come voglio. Inizio a sentir la terra, a sentire il lavoro che ho fatto sulle viti. E sono consapevole del fatto che solo dopo 10 anni mi ritrovo con dei vini che mi piacciono. ( Alfonso apre un altro vino, senza etichetta) questo è un carmenére in purezza del 2013, ancora non l’ho imbottigliato. Sono un perditempo. È ancora molto erbaceo, risente tanto del territorio e credo sia un vitigno da riscoprire.”
Quasi al termine della visita..
È stata una lunga e piacevole chiacchierata e chiedo anche ad Alfonso di lasciarmi un suo concetto di vino, e devo dire che li colgo sempre impreparati. Ed io penso che in fondo loro lo fanno il vino, mica lo pensano troppo. Così però lui mi dice “sono un egocentrico, perché negli anni ho imparato che non è necessario sempre avere un enologo o qualcuno che controlla il tuo lavoro. Sono arrabbiato molto anche con i chimici, i medici, che sono diventati solo coloro che ti somministrano medicine, sostanze dannosissime per il nostro corpo. Non ti curano più, non dicono che esistono altri metodi più naturali per curarci dalle malattie. Partiamo dal cibo che è la nostra medicina.“